IN NOME DELLA LOTTA ALLO SPRECO DI CIBO
Idee che emergono per contrastare lo spreco alimentare: allungare la vita del prodotto, progettare packaging più performanti, scegliere imballaggi richiudibili, diffondere l’uso del doggy bag, preferire confezioni monodose o multipack a seconda della tipologia di consumo e del numero dei componenti della famiglia e, di recente, anche intervenire sulla data di scadenza, o per essere precisi, sul termine minimo di conservazione.
E’ di pochi mesi fa la proposta del consiglio dei ministri dell’agricoltura a Bruxelles, di eliminare la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, per alcune tipologie di alimenti.
Dalle ricerche di mercato svolte da più player, è emerso che il consumatore predilige acquistare prodotti in cui la data di scadenza o il TMC sono il più possibile lontani e non acquistano quelli vicini alla scadenza, con conseguente aumento dei prodotti destinati ad essere buttati. Alcune catene di GDO hanno adottato la tattica di mettere in offerta i prodotti vicini alla scadenza, ma probabilmente il saving è risultato modesto, se da più parti, si pensa a modificare le indicazioni in etichetta.
I PAESI SOSTENITORI
La proposta è stata avanzata da Svezia e Olanda, ma molti sonoo stati i paesi sostenitori dell’eliminazione del termine minimo di conservazione dalle etichette. Austria, Danimarca e Germania, ma anche il Lussemburgo si sono schierati a favore del provvedimento, in nome della lotta allo spreco di cibo.
LA TIPOLOGIA DI ALIMENTI
Pasta, riso, infusi, alimenti in scatola, conserve di pesce, ma anche taluni formaggi stagionati
OUTLOOK INTERNAZIONALE
Tesco – secondo quanto riporta il blog di Mintel – è la catena che, per prima, ha deciso, in modo indipendente, di eliminare la dicitura “best before” dal packaging dei prodotti ortofrutticoli. La policy di Tesco è partita da più lontano, infatti il primo step della lotta allo spreco è stato un tentativo di educare il consumatore, apponendo indicazioni che invitassero i clienti ad acquistare i prodotti vicini alla scadenza, che diversamente sarebbero stati gettati e avrebbero aumentato il problema, già grave, dello spreco. Il secondo step è l’eliminazione del termine minimo di conservazione.
Un altro approccio, sempre riportato da Mintel, è quello brand norvegese TINE, che ha modificato il “best before” in “best before, but not bad after”
L'OPINION DI ALTROCONSUMO
L’associazione consumeristica Altroconsumo dedica un articolo a questo tema, con l’obbiettivo di fare chiarezza sui potenziali risultati che potrebbero scaturire da una tale decisione. Pur non riportando le fonti dei dati, Altroconsumo avverte che l’80% del cibo sprecato avviene nell’ambito degli alimenti freschi, tra cui ortofrutta, macelleria, prodotti ittici. E’ sempre una fonte dell’associazione che spiega che per il 60% circa, lo spreco avviene a monte, lungo la filiera. Pertanto anche eliminando il TMC, probabilmente il saving risulterebbe modesto.
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