SUL FRONTE CLIMA I DATI SONO NEGATIVI
Non emerge un quadro positivo, per quanto concerne i cambiamenti climatici, dagli Stati generali della Green Economy, tenutesi a Rimini lo scorso 7 novembre, in occasione di Ecomondo.
Nel 2017 si è registrato, globalmente, un aumento imprevisto delle emissioni di carbonio dalla combustione di fossili per fini energetici dell’1,5%. E per il 2018 non si attendono, a dati attuali, miglioramenti significativi.
E’ la Cina a destare le maggiori preoccupazioni. Infatti, nonostante gli ambiziosi programmi sulle rinnovabili (probabili 200GW di solare per il 2020) non è stata affatto interrotta la combustione di carbone. La conseguenza è che, nel 2017, le emissioni di carbonio sono aumentate del 3,5% e nel primo trimestre 2018 sono salite del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
LE SPERANZE PER IL FUTURO SONO RIPOSTE NELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Tra gli interventi più autorevoli della giornata conclusiva, si registra il parere preoccpato di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che rileva un brusco cambio di tendenza, dopo tre anni in cui le emissioni di carbonio erano state tenute sotto controllo. Ha tuttavia anche registrato un dato positivo relativo alle rinnovabili, che sono registrate globalmente in aumento.
Più ottimista la visione del Sottosegretario, Ministero dello sviluppo economico all’apertura della sessione plenaria internazionale Davide Crippa.
“E’ evidente oggigiorno che il rapporto tra imprese e ambiente stia cambiando. – ha sottolineato Crippa, – Nei loro modelli di business, le imprese stanno sempre più inserendo la tematica ambientale, non a caso in Italia le aziende green rappresentano il 27% del totale, percentuale che sale al 33,8% nell’ambito dell’industria manifatturiera”.
I VANTAGGI DELLA TRANSIZIONE VERSO LA GREEN ECONOMY
I vantaggi si ascrivono fondamentalmente a due filoni: da una parte meramente economico-finanziari e dall’altra, di tipo occupazionale.
Le prime opportunità di sono concretizzate nel campo delle energie rinnovabili. I flussi di investimento, sono più che quadruplicati in un decennio. Nel 2015, la maggior parte dei fondi sono stati investiti in progetti legati all’eolico (38%) e al solare (56%). Globalmente, gli investimenti su base annua nella generazione di energia da fonti rinnovabili hanno superato gli investimenti nei combustibili fossili, principalmente grazie al rapido calo dei costi delle tecnologie. Sono inoltre emerse nuove opportunità per finanziare progetti legati alla green economy, come ad esempio l’aumento del numero di istituti finanziari che stanno emettendo obbligazioni green.
Nel 2017, il solare fotovoltaico ha segnato un anno record con l’occupazione aumentata dell’8,7% e concentrata in un piccolo numero di Paesi. L’ industria eolica impiega 1,1 milioni di persone a livello globale, nei biocarburanti l’occupazione è stimata in 1,93 milioni con un aumento del 12%. E’ chiaro che questi cambiamenti globali implichino differenze settoriali e regionali a maggior ragione nel momento in cui la realizzazione di nuovi posti di lavoro in un settore come quello delle rinnovabili comporterà un perdita di occupazione nei fossili. Si stima infatti che la creazione netta di 18 milioni di posti di lavoro prevista al 2030 sia il risultato di circa 24 milioni creati e di circa 6 milioni persi.
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