L’ondata del movimento #plasticfree ha avuto effetti dirompenti, alcuni anche positivi, come ad esempio dare una forte propulsione alla ricerca e alle nuove applicazioni, nella direzione della sostenibilità ambientale di processo e del prodotto finito. Alle iniziative delle singole aziende si aggiungono esperienze collettive meno tecniche e più politiche, come la Circular Plastic Alliance.
Scorrendo le numerose notizie sul web, su Environmental Leader si legge che Coca-Cola sta testando la plastica dispersa in mare, per la realizzazione di nuove bottiglie, grazie alla partnership con un’azienda olandese, titolare di una tecnologia in grado di trasformare plastiche disperse su spiagge o negli Oceani, in PET adatto al contatto con gli alimenti. Packaging 360 informa che Dow ha appena lanciato sul mercato una nuova resina, che contiene il 70% di plastica riciclata, Si tratta di LDPE in cui è incorporato il film retraibile di plastica riciclata, senza sacrificare qualità e funzionalità delle applicazioni finali. Il Corriere economia riporta il caso, italianissimo, di Ferrarelle, che ha avviato un nuovo stabilimento nel casertano, in cui ricrea nuove bottiglie dalla plastica post consumo, utilizzando il 50% R-pet, per le nuove bottiglie immesse sul mercato. Il Guardian riporta la notizia secondo cui, Henkel ha tagliato 3.500 tonnellate di plastica, attraverso il re-design del flacone. Poi c’è Unilever che, secondo quanto riporta Fast Company, è intenzionata ad attuare un drastico taglio nell’uso della plastica vergine, entro il 2025. L’obiettivo è ambizioso, ridurre l’uso di plastiche di 100.000 tonnellate. Tra i nuovi progetti anche quello di commercializzare il dentifricio in pastiglie masticabili.
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