di Marilde Motta
Creatività collettiva, o a solo?
Se le innovazioni di processo, le scoperte e i brevetti non trovano eco in nessun contesto (ed è questa una particolarità del packaging rispetto ad altri settori industriali, dove ogni nuova conquista tecnica è fatta conoscere), quelle puramente estetiche sono ampiamente promosse e se ne conosce l’autore, più spesso al plurale, gli artefici.
La riflessione
Il packaging design nasce ormai da un contributo collettivo. Le aziende creano panel di esperti (nei trend e nelle mode, nei colori, nelle abitudini di acquisto e di consumo e così via) che vengono consultati per captare input di mercato e possibilmente quei segnali sottotraccia che consentono poi di arrivare per primi a proporre un determinato prodotto. Si tratta di think tank che offrono la materia grezza, ovvero il dato che poi sarà necessario elaborare e riconciliare con altre informazioni che arrivano dalla consultazione di riviste, dalla visita a fiere, dalla lettura approfondita di ricerche.
Nel mass market tutto questo lavoro corale ha sicuramente più peso che nel settore lusso dove prevale, con maggiore frequenza, l’a solo del singolo designer. Accanto al contributo di diversi esperti per formulare il brief, che farà nascere il nuovo packaging, le aziende hanno iniziato a stabilire proficue collaborazioni con le scuole di design per gli aspetti creativi. Sotto l’egida dei manager dell’azienda e dei docenti, gruppi di allievi sono guidati verso la progettazione di imballaggi. Con risultati sorprendentemente felici negli esiti. Il packaging del vetro ha aperto questa via alla creatività collettiva, ma anche la carta sta sperimentando collaborazioni. Quindi bene ha fatto l’Istituto Marangoni a lanciare una ricerca, effettuata da Deloitte, su “Fashion Education Market Monitor” per esplorare il potenziale di collaborazione con l’industria della moda e verificare i termini dell’offerta formativa in relazione alle necessità delle aziende. Se questo vale per la moda, a maggior ragione ce ne sarebbe bisogno per il packaging design per dare vita a una formazione più vicina alle esigenze della filiera, portando sul mercato figure professionali con una conoscenza approfondita degli aspetti tecnici non meno di quelli creativi, in pratica con una cultura completa del progetto.
Marilde Motta
in aziende e in agenzie internazionali, si occupa di comunicazione dal 1978 fino al novembre del 1985, quando fonda Ad Personam®impostandola come unità di supporto strategico e gestionale nella comunicazione. Dal 1982 collabora a riviste e dal 1990 tiene corsi, corredati da manuali, in università e enti di formazione.
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