COME DESTREGGIARSI NEL MAGICO MONDO DELLE PROTEZIONI INDUSTRIALI. Parte 1: brevetti e modelli di utilita'

Quando si parla di innovazione, non si può prescindere dalla decisione di tutelare la propria “invenzione”. Ascoltando un intervento nel noto avvocato torinese Luigi Saglietti, che nella sua lunga carriera, ha tutelato gli interessi della Juventus e della Ferrero, della Fiat e della Kelemata, ma anche di clienti meno noti e meno potenti, è risultato chiaro che la superficialità non paga. Ma forse non tutti sanno che anche un eccesso di tutela sullo stesso prodotto, rischia di causare più problemi che altro.

La soluzione proposta dall’Avvocato Emanuela Bianco è quella di valutare bene la durata potenziale della nostra innovazione e utilizzare, da subito, gli efficaci strumenti che la legge mette a disposzione per l’opportuna tutela delle innovazioni, anche nel campo del packaging. La proprietà industriale su un’innovazione può essere ottenuta con gli strumenti del brevetto e della registrazione, ma anche – per i marchi e il design – con l’uso di fatto. Tuttavia l’uso di fatto è un sistema che scricchiola, qualora la notorietà del prodotto sia circoscritta. In ogni caso prima di procedere, è sempre altamente consigliabile far eseguire una ricerca di anteriorità, il più accurata possibile, per evitare di investire cifre, più o meno ingenti, nella protezione dell’invenzione di qualcun altro. In effetti in un mondo globalizzato e in mercati a forte concorrenza, le aziende a più alta vocazione innovativa, tutelano le proprie invenzioni, anche quando magari non le commercializzano subito. E parlando di packaging si deve considerare l’aggravante che il margine di innovazione è piuttosto risicato. Invenzioni come la bottiglia in PET si vedono più o meno ogni secolo, per il resto, sono piccoli grandi miglioramenti, atti a colmare lacune evidenziate dal mercato e dal consumatori. Quindi? Quando conviene procedere a brevettare un nuovo packaging? Innanzitutto si deve tener conto che ci sono delle barriere di fatto. Ecco i 5 principi di basi che consentono di brevettare un’innovazione: novità, altezza inventiva, industrialità, liceità e sufficiente descrizione. Se anche una sola manca, il brevetto non si consegue. Se l’invenezione non è quindi così eclatante, come la prima bottiglia di PET, si può proteggere con il modello di utilità, che in buona sostanza si può definire, una “piccola invenzione” o appunto il miglioramento di un prodotto già esistente. Anche in questo caso, però, esiste una conditio sine qua non. I prerquisiti sono che sia nuovo e originale e che abbia particolare efficacia o comodità di applicazione o di impiego.