S MA R T  W O R K I N G: stiamo vivendo la svolta epocale nelle modalità di lavoro in Italia. Ma come si sono presentate le aziende italiane all’appuntamento con il totale cambio di rotta delle modalità operative? Se le multinazionali erano già pronte e strutturate e, spesso,già facevano ricorso al telelavoro, con modalità diverse da realtà a realtà, la piccola e media impresa nazionale ha un po’ stentato ai ranghi di partenza. Si assiste a un divario di approccio notevole tra grandi aziende e medio piccole. Certo la produzione complica le cose.

La diversa modalità operativa e tempistiche dilatate hanno aperto e implementato l’e-learning, che non era stata, fino ad oggi, una delle modalità di fruizione preferite. La mancanza di tempo ha spesso relegato la formazione a fanalino di coda delle attività, posizione aggravata da costi importanti da sostenere per lo spostamento delle persone, ma una certa diffidenza verso l’uso della tecnologia, ha rallentato lo sviluppo di corsi di aggiornamento webinar e streaming. Oggi, questa posizione cambia parzialmente. Le aziende operative stanno vedendo il vantaggio di utilizzare questo tempo di attività sui generis, formando e aggiornando il personale. Questa modalità sembra trovare un zoccolo duro nelle aziende del packaging e in particolare nelle figure professionali legate al mondo moca, che continuano a trovare una risposta formativa adeguata alle attuali esigenze nel programma di formazione Packaging Education, promosso dall’Istituto Italiano Imballaggio.

Se fornire portatile, telefono e connessione ai server aziendali è relativamente semplice per il personale che svolge mansioni d’ufficio o commerciali, tutt’altro problema si presenta sul fronte produzione, dove è stato necessario agire su leve quali distanziamento sociale, con ricorso all’alleggerimento delle persone per turno, sanificazioni straordinarie, acquisto di dispositivi per la protezione personale. Però il settore packaging, con le difficoltà del caso, ha continuato a lavorare, per senso di responsabilità, innanzitutto, perché (finalmente) riconosciuto per il proprio ruolo strategico e di servizio essenziale e perché qualcuno deve pur tenere in piedi un’economia davvero tanto traballante. I settori chiamati a fornire servizi essenziali sono rimasti operativi, gli imprenditori e i dipendenti sono, dunque, rimasti ai propri posti.

La gestione senza la produzione non può nulla, ma nemmeno la produzione da sola può continuare a fornire i clienti e il mercato. E tenere tutto insieme in un meccanismo ben oliato, non è semplice.

Secondo uno studio di BVA Doxa, ripreso da Mark Up, lo smart working funziona e il campione di oltre 300 aziende sondate ha  espresso l’opinione che questa modalità possa sopravvivere alla pandemia. Emerge che il 73% delle aziende abbai applicato il lavoro da casa quanto più possibile. Però emerge anche il quadro di un’Italia a due velocità, infatti sussiste anche una minoranza che non è stata in grado di effettuare il cambio di passo. I dati evidenziano che le multinazionali straniere hanno raggiunto il 90%, mentre la percentuale cala per le aziende nazionali con delle sedi estere e le aziende solo italiane, rispettivamente con una share del 67% e in proporzione di 3 aziende su 5. Lo studio conclude che la valutazione dell’imprenditoria italiana è stata positiva per il 90%, con la convinzione che i dipendenti abbiamo reagito con responsabilità e una buona produttività anche a distanza.

Sul fronte lavoratori, uno studio condotto da Valore D, ha evidenziato che il 60% del campione femminile analizzato era già abituato al lavoro agile con flessibilità di orari e spazi, ma ha anche evidenziato che l’emergenza sanitaria ha aumentato il carico di lavoro per 1 donna su 3, sommando alle esigenze professionali il carico di una famiglia sempre presente. Ha reagito meglio, con maggiore stabilità organizzazione e ottimismo la generazione baby boomers (48%), rispetto a quella Millenials (11%).

Anche questa ricerca conclude con la propensione del management a mantenere lo smart working attivo anche al termine dell’emergenza.